“L’opera di Silvia Majocchi ci costringe a partecipare ad una perdita, ad un’angoscia dell’esistere, ad una solitudine che produce un effetto di tratto larvale. Gli oggetti sollecitano una fruizione che ci immette nella cupa trama della vita.
Il tempo intorno a loro è ostruito ma si approda comunque in uno sguardo che esplora la quotidianità, la ispeziona, la analizza in pochi tratti essenziali: tutto ciò che percepiamo, alla fine, non è altro che uno sconvolgimento, un’immersione in quel vuoto che altro non è che la ripetizione assillata del suo rimosso, cioè la morte.”
Bonifacio Vincenzi
Il tempo intorno a loro è ostruito ma si approda comunque in uno sguardo che esplora la quotidianità, la ispeziona, la analizza in pochi tratti essenziali: tutto ciò che percepiamo, alla fine, non è altro che uno sconvolgimento, un’immersione in quel vuoto che altro non è che la ripetizione assillata del suo rimosso, cioè la morte.”
Bonifacio Vincenzi
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