DYOSPYROS EBENUM
di Ivan Pozzoni
Alba scura,
mattino nero
dei miei mattini,
dolore di ferita infetta,
trauma dell’abbandono
vedetta vendicativa
d’ansimi strazi,
chiacchieri d’amore,
dimenticandoti dell’unico
sabato concessomi,
dell’unica domenica concessami,
a camminare abbracciati
dominando i cancelli automatici,
coi cani che abbaiavano tenaci
davanti al nostro incedere d’incendio.
Parli d’amore, tu,
mai abbandonata all’amore,
d’amore abbandonato
nelle segrete d’una clinica,
Giuda Iscariota
ciondolante dall’albero
della serenità, ai margini
della mia vita,
e d’amore, d’amore, d’amore
scrivi, scrivi, scrivi,
mettendoti in ridicolo,
come ridendo a messa.
E nei weekend
continui a farti
i cazzi tuoi,
dimentica di non
essere uomo di mondo,
dimentica di me
di tutto ciò che sono
ero, e sarò.
Potevo essere
il tuo futuro, ma,
tu, mosca anonima,
vivi un’unica giornata,
scordando, irriguardosa,
ch’io sarò eterno.
Alba scura,
mattino nero
dei miei mattini,
dolore di ferita infetta,
trauma dell’abbandono
vedetta vendicativa
d’ansimi strazi,
chiacchieri d’amore,
dimenticandoti dell’unico
sabato concessomi,
dell’unica domenica concessami,
a camminare abbracciati
dominando i cancelli automatici,
coi cani che abbaiavano tenaci
davanti al nostro incedere d’incendio.
Parli d’amore, tu,
mai abbandonata all’amore,
d’amore abbandonato
nelle segrete d’una clinica,
Giuda Iscariota
ciondolante dall’albero
della serenità, ai margini
della mia vita,
e d’amore, d’amore, d’amore
scrivi, scrivi, scrivi,
mettendoti in ridicolo,
come ridendo a messa.
E nei weekend
continui a farti
i cazzi tuoi,
dimentica di non
essere uomo di mondo,
dimentica di me
di tutto ciò che sono
ero, e sarò.
Potevo essere
il tuo futuro, ma,
tu, mosca anonima,
vivi un’unica giornata,
scordando, irriguardosa,
ch’io sarò eterno.
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